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Le regole del cambiamento

Secondo voi il cambiamento desiderato è un evento o è un processo?

È senza dubbio un PROCESSO. È proprio a causa di questo fraintendimento che spesso gettiamo la spugna. Un cambiamento desiderato, per quanto sia auspicabile, si innesca su un pregresso di abitudini per cui non è quasi mai istantaneo, ma è l’esito di una serie di processi.

Nell’innescare un cambiamento non possiamo prescindere dai FATTORI PSICOLOGICI: CREDENZE e VALORI. Questi influenzano i nostri comportamenti. Possiamo decidere razionalmente di avviare qualsiasi tipo di cambiamento, ma se questa nostra attenzione non è sostenuta dalle nostre credenze e dai nostri valori la possibilità di abbandono sarà molto alta e tale rischio è proporzionale alla difficoltà del cambiamento. Quindi ogni volta che progettiamo un cambiamento chiediamoci sempre come si pone rispetto alla nostra MAPPA VALORIALE e alle NOSTRE CREDENZE. Mappa del momento, mi raccomando, perché non è immutabile.

In questo processo non esistono deleghe, ma aiuti. Non possiamo delegare ad altri la nostra motivazione, non possiamo delegare ad altri la responsabilità delle nostre decisioni, non possiamo delegare ad altri la definizione della nostra mappa valoriale. Ciò non toglie che possiamo farci aiutare nel prendere decisioni più coerenti con noi stessi, nell’assumere decisioni sostenibili o nel definire la nostra mappa valoriale.

Molti venditori di felicità in pillole sbancano al botteghino con slogan del tipo “Tu poi tutto! Tu sei fautore del tuo destino! Ecc”.
Bene allora facciamo subito chiarezza: effettivamente siamo noi a direzionare il nostro futuro, in parte, ma non possiamo prescindere dal CONTESTO.

La cosa va vista in modo più profondo e pragmatico. Noi non siamo quello che facciamo ma ci esprimiamo attraverso quello che facciamo. Quindi dato un contesto (considerando nel contesto anche le opportunità che esso mi offre di cambiare contesto) cercherò di intraprendere quelle attività che maggiormente mi permettono di esprimere me stesso.
E come faccio a capire cosa mi permette di esprimere me stesso? Questa è una domanda sbagliata che nasce dalla profonda ignoranza psicoaffettiva che caratterizza la modernità occidentale, non siamo stati educati all’emotività e al conoscere noi stessi. La risposta è che per sapere cosa fa per te lo devi SENTIRE: allenati a sentirti accettando il rischio di non prenderci sempre (non lo hai mai fatto finora perché dovresti azzeccarci al primo colpo e poi goditi lo sbaglio è la via per liberarti e sentirti senza sovrastrutture).

In sostanza il contesto è solo la cornice in cui si inserisce la tua sostanza che può assumere più forme ma rimane sempre la stessa. Quindi non rinunciare solo perché pensi che non sia il contesto adatto per te e se anche fosse così agisci in quel contesto inadatto per renderlo adatto e se ancora non riesci agisci per sfruttarne le opportunità che ti permettono di cambiare contesto, soprattutto ricorda che mentre stai facendo questo sei già nell’espressione di te stesso.

E se alla fine il contesto non si adatta e non riesco a cambiare contesto? Comunque avrai vissuto per ciò in cui credi e ti sarai evoluto. Queste sono le regole del gioco e forse è arrivato il momento di smettere di chiederci perché sono queste e di cominciare a giocarle e magari troviamo la famigerata felicità.

Vi lascio con una citazione tratta dalla Carta di Ottawa dell’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) del 1986 che dice che per raggiungere uno stato di BENESSERE BIO-PSICO-SOCIALE un individuo deve essere in grado di IDENTIFICARE e REALIZZARE le PROPRIE ASPIRAZIONI, soddisfare i propri BISOGNI, CAMBIARE L’AMBIENTE CIRCOSTANTE o FARVI FRONTE.

Luca Lombardini
Articolo di Luca Lombardini.

Imprenditore guida i tuoi uomini fuori dalla tempesta!

In questo momento storico, e mai come ora, la differenza la fa l’uomo (e l’imprenditore) e la sua capacità di muoversi nel fiume che ci avvolge dalla nascita, fiume impetuoso chiamato Cambiamento. Ciò di cui hanno bisogno le aziende oggi non è nuova tecnologia ma nuova umanità.

Riscoprire l’uomo significa riscoprire le sue potenzialità. Sempre più studiosi in ambiti diversi stanno unendo le forze attraverso una visione olistica dell’uomo che permetta di fare sintesi piuttosto che divisione. La psicologia comincia ad essere al centro dell’interesse di economisti illuminati che vanno oltre i numeri e psicologi iniziano a sentire la responsabilità di gridare l’insostenibilità mentale del sistema in cui viviamo.

Un imprenditore che voglia continuare ad esserlo, oggi, deve riscoprire il suo vero potenziale e quello delle persone che operano con lui. Il capitano e i marinai non si misurano quando il mare è calmo ma quando c’è tempesta. La tempesta che stiamo vivendo oggi si chiama crisi.

Per superare una tempesta è necessaria la strategia giusta, per trovare la strategia giusta è necessario riconoscere il tipo di tempesta e quella che stiamo vivendo è una tempesta di coscienze smarrite. Abbiamo perso la matrice generativa dell’uomo: l’altruismo e con esso la sua manifestazione più ampia che garantisce la sopravvivenza alla nostra specie, l’altruismo intergenerazionale!

Sino a quando non decideremo di lavorare su questo terreno ogni tentativo d’uscita sarà fallimentare, perché quella che stiamo vivendo non è una crisi economica ma una crisi di visione. In questo senso cari amici imprenditori il vostro compito va oltre un semplice interesse personale: potete decidere se essere fautori del Cambiamento e dell’evoluzione dell’uomo o fautori dello status quo che ci destinerà all’insuccesso umano.

Essere visionari significa tornare a sentire la forza di una coscienza sensibile all’altrui necessità, che spontaneamente muove verso la condivisione materiale per sostenere l’evoluzione dell’essere in una prospettiva intergenerazionale, con la consapevolezza di contribuire a un progetto che va oltre noi stessi e oltre il semplice scibile cognitivo!

Per poter superare la tempesta il capitano deve avere ben in mente la meta e condividerla con i marinai. La meta deve essere allineata con la propria natura altrimenti diventerà una falsa meta o comunque un percorso fuorviante che ci farà cadere nell’insana e perenne insoddisfazione di chi, raggiunto un obiettivo, pensa subito al successivo inseguendo un risultato che non arriverà mai perché indefinito.

Ciò che tiene alto il morale e aiuta il gruppo a superare anche i momenti più duri sono la motivazione e il senso di essere parte di un qualcosa che va oltre se stessi (visione) ma che allo stesso tempo permette di esprimere se stessi.

È finito il tempo del bastone e della carota ed è finito il tempo della costrizione o falsa partecipazione. Oggi alle aziende, soprattutto alle piccole e medie imprese, servono capitani e marinai che siano al posto giusto e che possano esprimere e rispondere al bisogno che ogni uomo ha: dare un senso al proprio agire che vada oltre se stessi.

Dobbiamo riprenderci la nostra umanità e portarla al centro della vita professionale e agire per essa prima che per il fatturato, solo così creeremo un mondo che vale la pena vivere e saremo orgogliosi del lavoro che facciamo, qualsiasi esso sia, perché sarà un mezzo per restituire al mondo quello che a suo tempo ci è stato donato: il nostro talento.

Abbiate il coraggio di mettere il cuore nelle vostre aziende, di parlare di bene, di scegliere di essere fautori del benessere interiore dei vostri figli. Abbracciate la consapevolezza che non saremo noi a beneficiare degli effetti di questo Cambiamento e forse nemmeno i nostri figli ma i figli dei nostri figli e per questo siate fieri di farlo ancor più che per voi stessi: questa è la visione!

Andiamo oltre noi stessi in ogni campo e saremo salvi.

“Siate il Cambiamento che volete vedere nel Mondo!” – Ghandi

Luca Lombardini
Articolo di Luca Lombardini.

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